L’editToriale
L’improvvisa attenzione mediatica verso prodotti di nicchia ne mina l’identità alla base? Raggiungere un pubblico più vasto è per forza sinonimo di commercializzazione e di contenuti dozzinali? Se fino a poco tempo fa con il termine commerciale si indicava un prodotto ammiccante e di scarso valore artistico, oggi sembra che la commerciabilità ne sancisca per una vasta fetta di pubblico la grandezza. Per quanto ci riguarda, volevamo per l’ennesima volta uniformarci. Entrare a far parte del cosiddetto mainstream, perdere la nostra identità, essere assorbiti da grandi gruppi editoriali. E smarrirci in futili incontri mondani, che gli addetti al settore stigmatizzano come vacui (ma ai quali partecipano sempre), per poi tornare in asse convinti d’aver ritrovato i veri valori come la famiglia, gli affetti e (a tratti) i prestiti agevolati. Abbiamo cercato in tutti i modi di fare come gli altri, con un nuovo numero di Starmale infarcito di riferimenti commerciali e pubblicità occulte. La redazione stessa ha espresso molte perplessità nella sua pubblicazione, che dopo tre mesi di forti attriti e accuse reciproche abbiamo comunque deciso di dare alle stampe. Da parte nostra, rassicuriamo i lettori che continuano a seguirci da tempo: non ci stiamo affatto commercializzando. Nonostante i nostri ripetuti tentativi andati a vuoto. E crediamo che la colpa di tutto questo sia in parte del nostro ufficio marketing verso il quale, statene certi, prenderemo al più presto provvedimenti.
Emanuele Martorelli
In dettaglio e squallidamente vi offriamo uno degli sponsor che ci permette di sopravvivere in maniera stentata e poco convinta:
E già che siamo in termini di commercializzazione, a quanti chiedono come sostenerci con abbonamenti o donazioni spontanee (l’unica cosa che continua a stupirci davvero in un’epoca che prevede solo atteggiamenti economici postdatati) rimarchiamo: l’unico modo di sostenerci è quello di acquistare in libreria il nostro volume edito da Chiarelettere “Starmale: Guida Ragionata a un Malessere Consapevole“, convincendo i commessi che il tutto rientra in un’operazione di beneficenza.
Bravi, bravi e bravi!!!